Si deve tornare alla Mediazione, non alla concertazione
Alla radice della riforma impossibile targata Fornero/Monti c'è la mancanza non esattamente di concertazione, bensì di Mediazione.
Dico Mediazione (con la M maiuscola) anziché concertazione perché quest'ultimo termine ha acquisito negli anni una connotazione negativa a causa delle modalità e degli esiti della concertazione stessa, che le hanno appiccicato un immagine di inciucio e di trattative sottobanco.
Così come trenta anni di compromessi al ribasso in cui ciascuno concedeva cose che riteneva sbagliate, continuando a ritenerle tali, per ottenere cose che l'altro a sua volta riteneva sbagliate, seguiti da 20 anni di risse furibonde da stadio in parlamento hanno fatto si che la concertazione politica fosse vista dall'esterno prima come un accordo a danno di terzi (la popolazione) e poi come una cosa impossibile, così squalificando la politica (con la p minuscola).
Così oggi si è passati dal parlamento degli ultras a quello degli auto-espropriati, nel quale deputati e senatori spettatori vengono chiamati a ratificare quanto deciso altrove, appunto senza alcuna mediazione.
Ma il peggio accade a chi viene messo nelle condizioni di non dovere mediare, anzi ha il suggerimento abbastanza esplicito di non mediare; infatti, la falsa libertà dalla mediazione congela nella prigionia dei propri pensieri chi deve decidere , ne fa un essere fossilizzato nelle proprie convinzioni e incapace di pensare a 360 gradi, di mettersi in discussione; questi pertanto prende delle decisioni valutandone i possibili esiti solo sulla base del proprio convincimento talvolta preconcetto e perdendo la possibilità di vedere uno scenario più ampio; pensando di essere totalmente libero agisce invece in modo condizionato. Questo sembra essere quello che è successo al nostro Consiglio dei Ministri, se è riuscito a varare una riforma che prevede errori così mostruosi da non potere essere commessi vedendoli chiaramente.
Quindi si deve tornare alla Mediazione con la M maiuscola, cioè quella che contempla che ci si sieda a un tavolo considerando la possibilità che qualcuno di quelli che ci troveremo possa avere delle idee complementari alle nostre, forse ina lcune parti anche migliori e che ci aiutino a vederci meglio, a liberarci dai nostri preconcetti, a modificare il nostro piano di azioni per generarne uno più condiviso e migliore.
È difficile farlo se si vede la mediazione come qualcosa di poco nobile, come un intralcio al cammino che si ritiene l'unico possibile, se si è assistito, come dicevo, a trent'anni di inciuci e poi a venti di liti e quindi si vede il dialogo come qualcosa di paralizzante o di impossibile.
Ma il valore della Mediazione e anche quello della Politica vanno recuperati perché è evidente che ne abbiamo una grande necessità e che la loro mancanza porta al sonno della democrazia e al disastro sociale.
Le modalità di insediamento di questo Governo, la sua composizione e le sue procedure operative vanno nella direzione opposta a quella che sarebbe necessaria, tuttavia non si deve perdere la speranza che attraverso un'opera non di opposizione negativa ma attraverso un processo di comprensione delle difficoltà dei nostri ministri a Mediare e uno continuo di suggerimento di punti di vista diversi, si riesca a liberarli dalle loro stesse prigioni e a renderli quelli che la popolazione ha bisogno che siano e cioè delle persone con capacità di dialogo, analisi e sintesi superiori a quelle di noi cittadini comuni.