Una (piccola) divagazione dal tema
Prendo spunto da una domanda fatta da una frequentarice del blog per approfondire per un attimo il problema del mancato rispetto dei patti e deelle sue implicazioni.
La frequentatrice citava il caso di una persona entrata in mobilità con una regola di accesso alla pensione e che si trova a uscirne con la regola cambiata e senza possibilità di accedere alla pensione.
Il caso, come noto, non è isolato. Apparentemente ci sono circa 30.000 persone in queste condizioni e pare che solo per 10.000 sarà consentita la pensione con la vecchia regola, senza che peraltro fino ad ora siano stati comunicati i criteri di selezione dei 10.000.
Oltre ai lavoratori in mobilità ci sono anche moltissimi altri casi di lavoratori in regime di contribuzione volontaria che si troverebbero ad avere accettato il licenzamento e continuato la contribuzione in presenza di un obiettivo che lo stato potrebbe spostare in avanti con leggerezza.
Non c'è bisogno di sottolineare l'assoluta immoralità di un provvedimento del genere che mina alla base la fiducia dei cittadini nello stato e che la dice lunga sulla incapacità dei governanti di decidere tenendo conto di tutte le sfumature che la reltà presenta e sulla loro sostanziale insensibilità ai problemi reali dei cittadini.
Quello che però viene sottovalutato è il possibile impatto che perdita di fiducia e presa d'atto della violazione di patti da parte dello stato possono avere sul sistema produttivo, apparentemente tanto caro alla Sig.ra Marcegaglia.
Infatti, senza l'assicurazione che i patti vengano rispettati e che le persone che intraprendono un percorso potranno terminarlo con le stesse norme vigenti quando lo hanno iniziato, credo che nessuno vorrà più accettare i così detti "prepensionamenti" che tanto ossigeno hanno dato alle aziende nel passato anche recente.
Potrebbe verificarsi che nessuno accetterà più di aderire volontariamente alle procedure di mobilità o che non accetterà transazioni relative al licenziamento ma resisterà legamente quanto possibile.
La conseguenza di questo potrebbe essere che le Aziende che si troveranno nelle condizioni di dovere ridurre gli organici divranno scegliere tra la chiusura oppure procedure di licenziamento estremamente difficoltose quale ad esempio la mobilità senza accordo che ha il limite gravissimo di estromettere i lavoratori più giovani e non quelli che le Aziende tendono a volere "prepensionare", oltre ad avere costi più alti, oppure si troveranno contenziosi legali per la resistenza ai licenziamenti, con i costi immaginabili.
Non mi pare che questo sia consigliabile e pertanto occorerrebbe che i lavoratori potessero avere garanzie che i loro percorsi di allontanamento dal mondo del lavoro (perchè di questo si tratta) possano avvenire senza sorprese e tranelli.
Non sarebbe molto difficile adottare una regola che qualsiasi riforma non si può mai applicare a lavoratori licenziati e in procedura di mobilità o in regime di prosecuzione volontaria; basterebbe che i governanti facessero lo sforzo di riflettere e poi usare il buon senso e ispirarsi a principi di giustizia.