Un paio di proposte che non piacciono a politici ed economisti

Pubblicato il da basta-con-i-tagli-alle-pensioni

Sulle pensioni e su come ritardare le uscite dal lavoro si sono sentite negli ultimi mesi idee varie ma comunque tutte tendenti a "punire" chi va o vuole andare in pensione per anzianità.

E se si pensasse per una volta al di fuori degli schemi triti e ritriti per identificare misure che anzichè punire, incentivino?

Non si potrebbe resuscitare in forma migliorata il bonus fiscale che qulche anno fa veniva concesso a chi, avendo maturato i requisiti rimaneva in servizio? 

In forma appunto migliorata si potrebbe ipotizzare che chi matura i requisiti per la pensione possa fare la relativa domanda e chiedere che rimanga in sospeso fino a tempo indeterminato e dipendente dalla libera scelta dell'individuo.

La pensione verrebbe calcolata al momento della domanda e gli ulteriori periodi di lavoro sarebbero ininfluenti ai fini del calcolo; in cambio il lavoratore potrebbe ricevere in busta paga, al lordo delle imposte, tutto il monte contributi (33%) che non andrebbe più all'INPS.

Il vantaggio per il lavoratore è che percepirebbe un lordo del 33% più alto, mentre l'INPS ritarderebbe l'erogazione della pensione per periodi che potrebbero anche essere significativi.

Cosa impedisce una norma del genere? A mio avviso nulla per quanto riguarda il sistema previdenziale e per i conti del'INPS, che ne beneficerebbero. Non sarebbero contenti invece coloro che puntano alla dilazione dell'uscita in pensione continuando a incassare i contributi dei lavoratori, possibilmente senza che questi incrementino la pensione (che arriva al max. con 40 annni) e magari dirottando queste risorse verso l'assistenza, risorse che altrimenti si dovrebbero cercare altrove, infastidendo privilegi, clientele, enti più o meno inutili, grandi evasori etc.

 

Un altro punto su cui non si smette di fare affermazioni quantomeno avventate, è che l'aumentata aspettativa di vita unita al sistema retributivo crea di fatto una situazione in cui chi va in pensione oggi si appropria di risorse non sue.

 

Non so quanti dei lettori abbiano provato a calolare il proprio montante contributivo versato negli anni, rivalutandolo doverosamente con tassi di interesse uguali a quelli che negli anni lo stato ha di volta in volta garantito sui BOT; chi lo facesse avrebbe qualche sorpresa.

Avendo iniziato a lavorare negli anni 70, parecchi degli anni soggetti a contribuzione hanno avuto tassi di inflazione elevatissimi e elevatissimi erano i tassi di interesse dei BOT.

Io ho preso a parametro per i calcoli i valori del Tasso Unico di Sconto Euribor e li ho utilizzati per rivalutare i miei contributi anno per anno: Bene, il risultato è circa 1,85 volte il valore totale versato, cioè se avessi investito anno dopo anno i contributi in BOT oggi avrei quasi il doppio.

Allora suggerirei una seconda possibilità: perchè non si concede a qualsiasi anziano che acceda alla pensione l'opzione di passare immediatamente al sistema contributivo puro vedendosi restituiti in soluzione unica semplicemente i contributi versati, rivalutati col sistema che citavo?

Nessuno potrebbe considerare questo come un furto ai danni dello stato che, anno dopo anno, ha ricevuto quei contributi così come riceveva dai risparmiatori il valore degli acquisti di BOT; né si potrebbero più accusare gli anziani di appropriarsi di ammontari di pensioni spoporzionati ai contributi e dovrebbero anche essere felicissimi i fautori del sistema contributivo puro.

A onor del vero,però che un problema ci sarebbe: l'INPS potrebbe vedersi di colpo richiedere somme enormi non dilazionabili e che, ahimè, non  ha più perché quei contributi, anzichè investirli in BOT, ha dovuto utilizzarli per erogare trattamenti che con quei contributi non avevano nulla a che fare: pensioni sociali, pensioni baby, invalidità etc.

Ma questo non mi pare un problema di cui i lavoratori dipendenti che oggi maturano i requisiti per la pensione abbiano responsabilità.


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M
<br /> Politici ed economisti fingono di ignorare anche quest'altro punto che ritengo invece fondamentale:<br /> """ Chi andrà in pensione nel 2046 dopo aver maturato i requisiti contributivi avrà un assegno mensile pari a circa il 70% dello stipendio se dipendente o del 56% se parasubordinato. E’ quanto<br /> emerge da uno studio realizzato dal responsabile ufficio Studi dell’Inps, Stefano Patriarca, che il Corriere della Sera anticipa oggi. Si tratta di un dato molto al di sopra delle stime fatte<br /> finora che sposta la questione del welfare: “Il problema – spiega Patriarca – è che se la retribuzione è bassa allora la pensione potrebbe non essere sufficiente, ma questo riguarda il mercato del<br /> lavoro e non il sistema previdenziale, perché non si possono avere pensioni ricche se le retribuzioni sono povere”. (Notizia su Corriere della Sera)"""<br /> <br /> <br />
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B
<br /> <br /> Ho pubblicato un articolo su questo tema: "La montagna ha partorito il topolino"<br /> <br /> <br /> <br />